Ci sono molti modi per iniziare questo articolo, ma scelgo questo: il video con Lino Banfi che imita il tiratore turco Yusuf Dikec a Canosa ha totalizzato, a oggi, oltre 53mila visualizzazioni su YouTube. 

Briciole in confronto ai milioni di visualizzazioni della cerimonia d’apertura, degli highlight e, in generale, dei momenti più significativi delle Olimpiadi e Paralimpiadi 2024.

A poche settimane dalla chiusura dei giochi, già sappiamo che di queste Olimpiadi a restare nella storia saranno certamente le vittorie, le sconfitte, i record, ma anche i meme, quest’anno più numerosi (e forse anche più virali) che mai. Merito del fascino indiscusso di un evento più che centenario – quella di Parigi era la 33esima edizione – ma merito anche di una comunicazione e di un’identità visiva riconoscibile, nonostante loghi e palette siano differenti per ciascuna edizione.

Ripartiamo da Parigi che, con il suo spirito iconoclasta e rivoluzionario, ha deciso di alzare il livello promuovendo l’inclusività e abbattendo molte barriere culturali e linguistiche, non senza generare polemiche.

Parigi2024

 

I pittogrammi, questione di riconoscibilità e immediatezza

I pittogrammi, cioè i simboli disegnati che servono a rappresentare ciascuno degli sport olimpici, sono da sempre una delle componenti più iconiche e riconoscibili delle Olimpiadi, una forma di linguaggio visivo capace di attraversare barriere culturali e linguistiche. Introdotti per la prima volta ai Giochi di Tokyo nel 1964, i pittogrammi nacquero dall'esigenza di creare un sistema di comunicazione che funzionasse per tutti, in un contesto in cui pochi parlavano giapponese fuori dai confini del paese ospitante. I grafici giapponesi, ispirati dalla fotografia sportiva, crearono 20 simboli stilizzati che rappresentavano le discipline olimpiche in modo semplice ma efficace. Questi primi pittogrammi posero le basi per un linguaggio visivo che sarebbe stato adottato e sviluppato in tutte le successive edizioni dei Giochi.

Negli anni i pittogrammi si sono evoluti, riflettendo lo stile e l’identità culturale delle città ospitanti. A Monaco 1972, ad esempio, i simboli furono ridotti a figure spigolose e minimali; poi, i pittogrammi mantennero un’estetica coerente per circa tre decenni, con differenze minime tra un’edizione e l’altra. Fu solo a partire dagli anni Novanta che cominciarono a emergere soluzioni più originali: nel 1994, con le Olimpiadi invernali di Lillehammer, i pittogrammi iniziarono a raccontare una storia. Ispirati a incisioni rupestri norvegesi risalenti a 4.000 anni fa, quei simboli riflettevano il legame profondo della Norvegia con la neve e gli sport invernali, incorporando un pezzo di storia del paese nei disegni che rappresentavano le discipline olimpiche.

Questa evoluzione ha dimostrato come i pittogrammi non siano solo strumenti funzionali, ma anche potenti mezzi di narrazione e di marketing. Indimenticabili i simboli di Atene 2004, che richiamavano le figure dipinte sulle ceramiche antiche, creando un ponte tra il passato e il presente della cultura ellenica.

Tornando a Parigi, i pittogrammi di Parigi 2024 sono un perfetto esempio di questa continua trasformazione: presentati nel febbraio 2023 insieme alle altre grafiche ufficiali dell’evento, questi simboli sono stati progettati per assomigliare a degli stemmi e, per la prima volta, non rappresentano figure umane ma simboli astratti e legati agli oggetti utilizzati in ogni disciplina. Questa scelta non è solo estetica: ha reso i pittogrammi perfettamente adatti anche ai Giochi Paralimpici, superando le distinzioni tradizionali e favorendo una visione più inclusiva dello sport.

La scelta di abbandonare le figure umane e puntare su simboli astratti rappresenta una dichiarazione di intenti: le Olimpiadi non sono solo una gara tra atleti, ma un evento globale che appartiene a tutti, senza barriere. Parigi ha dimostrato che l’identità visiva può essere inclusiva in maniera naturale, senza essere banale.

Olimpiadi_Paraolimpiadi2024

 

Il primo passo dell’identità visiva: il logo

Quando Parigi ha iniziato la sua corsa per ospitare le Olimpiadi del 2024, ha proposto un logo/omaggio diretto alla città: una Torre Eiffel stilizzata, unita al numero 24. Il classico “logo delle Olimpiadi”, insomma. Tuttavia, con l’assegnazione dei Giochi, la visione è cambiata radicalmente. Il comitato organizzatore ha voluto superare la facile iconografia della Torre Eiffel per raccontare qualcosa di più profondo: una visione dei Giochi che fosse inclusiva, moderna e capace di trasmettere l’essenza della Francia al mondo intero.

Il nuovo logo, presentato ufficialmente il 21 ottobre durante un evento al Grand Rex di Parigi, unisce tre elementi distinti: un cerchio dorato che richiama una medaglia d’oro, la fiamma olimpica e il volto femminile di Marianne, allegoria della Repubblica francese e simbolo di libertà, uguaglianza e fraternità. Ogni elemento ha un significato preciso: la medaglia rappresenta il trionfo sportivo, la fiamma è un richiamo all’energia e alla passione dei Giochi, mentre Marianne racchiude in sé lo spirito della nazione ospitante.

Logo_Parigi2024

Questo logo rompe con la tradizione e propone un’identità visiva unica, che non si limita a celebrare lo sport ma racconta una storia. La scelta della tipografia, ispirata allo stile Art Déco degli anni Venti, è un omaggio alle Olimpiadi di Parigi del 1924, quando per la prima volta fu creato un logo per i Giochi. La combinazione di elementi antichi e moderni riflette perfettamente la città che ospita questa edizione. Se volessimo utilizzare un’espressione un po’ ritrita, diremmo che è “l’innovazione che incontra la tradizione”.

Nonostante la sua eleganza, il nuovo logo ha suscitato anche qualche critica. In molti hanno lamentato l’assenza della Torre Eiffel, ritenuta un simbolo iconico e imprescindibile di Parigi. Altri hanno trovato il volto di Marianne troppo lontano dal tema sportivo, giudicando l’emblema più adatto a un evento culturale che a una competizione globale. Non sono mancati neppure i confronti ironici: il logo è stato paragonato al simbolo di Tinder e a insegne di saloni di bellezza.

Oltre ai pittogrammi, anche il logo di Parigi 2024 vuole essere inclusivo e accogliente, con un design che accomuna per la prima volta i Giochi Olimpici e Paralimpiadi sotto lo stesso simbolo, con solo una piccola variazione negli anelli olimpici e nei tre agitos paralimpici. Parigi ha scelto di rischiare: secondo me, non ha sbagliato.

 

Un’edizione indiMEMEinticabile

Chi di noi può dire di non aver sentito o letto proprio nulla sulla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Parigi 2024? Ecco, appunto. Parigi si è trasformata in un palco a cielo aperto, con il ritorno in grande stile di Celine Dion e con le esibizioni di artisti internazionali. Come accade per ogni cerimonia d’apertura, l’evento ha entusiasmato tantissime persone e ne ha scontentate – o addirittura indignate – molte altre, che l’hanno trovata più irrispettosa che iconoclasta. Andiamo oltre le polemiche e passiamo ai meme: ciò che ha davvero segnato questa edizione è stata la capacità di sfruttare la comunicazione visiva e digitale per coinvolgere milioni di persone in tutto il mondo, rendendo ogni momento un fenomeno mediatico.

Oltre alla cerimonia d’apertura, le Olimpiadi di Parigi 2024 sono state un continuo susseguirsi di momenti epici che hanno catturato l’attenzione dei media e del pubblico globale. Protagonista indiscusso dell’edizione di Parigi e, sono certa, anche della prossima a Los Angeles (visto che è di casa) un sempre più divertito Snoop Dogg, diventato una presenza onnipresente in video e post social (la foto con Al Bano è reale o è stata un sogno collettivo?). Certi meme sono ancora oggi virali, come quello che ha visti protagonisti i muffin al cioccolato dell’Olympic Village, amati alla follia (e sottratti ai compagni) dall’atleta norvegese Henrik Christiansen. O quello forse più famoso del tiratore turco Dikec.

Mai come in questa edizione i Giochi sono stati accompagnati da un’ondata di meme e contenuti virali, che hanno reso le Olimpiadi di Parigi 2024 un evento ancora più accessibile e partecipato. I social media hanno amplificato ogni dettaglio, creando un dialogo continuo tra atleti, spettatori e brand. Questo è stato particolarmente evidente anche durante le Paralimpiadi, che hanno beneficiato di una visibilità straordinaria rispetto alle edizioni precedenti. Sponsor e partner hanno sfruttato appieno le potenzialità della comunicazione digitale, con campagne mirate che hanno raggiunto un pubblico più ampio e consapevole, dimostrando che anche l’attenzione per i Giochi Paralimpici sta crescendo in modo significativo.

Con la conclusione dei Giochi e il passaggio di testimone a Los Angeles, resta l’impressione di aver assistito a un’edizione che ha saputo in parte stravolgere le regole della comunicazione sportiva. Le Olimpiadi di Parigi 2024, perciò, saranno senz’altro ricordate. E non solo per le medaglie e le grandi imprese degli sportivi e delle sportive.

Paris2024

 

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